Ottone, Venezia, Rossetti, 1739

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA VIII
 
 IDELBERTO e detti
 
 IDELBERTO
 Temerario, l’ingresso
445libero mi permetti o ch’io t’uccido.
 MATILDE
 Hai tanto ardir? Né ti sovvien che sei
 suddito benché figlio.
 IDELBERTO
                                          Io qui non venni
 a rintracciar in te la mia reina
 ma la mia genitrice.
 MATILDE
450Se per costei la genitrice implori,
 la regina non t’ode e ti rigetta.
 IDELBERTO
 Son vani, o madre, i tuoi sospetti. Io chiedo
 sol che mora Adelaide.
 MATILDE
                                            Amato figlio
 or son lieta e contenta.
 IDELBERTO
455Ma sappi che Adelaide
 sola non può morir, prendi. (Gli dà spada)
 ADELAIDE
                                                      (Che tenta?)
 IDELBERTO
 Una parte di lei
 s’uccida pur con quel veleno; e l’altra
 ch’è la parte migliore
460nelle viscere mie da te s’uccida.
 MATILDE
 Ah folle! Ah! Vile! Ed in tal guisa accresci
 a me lo scherno, alla nemica il fasto?
 Olà, bevi quel tosco. (Ad Adelaide)
 IDELBERTO
                                        A me lo porgi.
 MATILDE
 Scostati forsennato.
 IDELBERTO
                                       Ah madre almeno
465concedi...
 ADELAIDE
                     Io t’ubbidisco.
 IDELBERTO
                                                  Ed io mi sveno. (Mentre Adelaide vuol bere il veleno, Idelberto prende la spada e se l’accosta al petto in atto d’uccidersi)
 MATILDE
 Ah fermatevi entrambi (e pur trovossi
 una via non pensata
 da spaventar la mia fierezza). Indegna. (Toglie il veleno ad Adelaide e lo gitta a terra)
 Rendimi questo nappo; e tu codardo
470la vil spada riponi,
 non goderete no de’ miei disprezzi
 che un brevissimo istante,
 femmina ingannatrice, ingiusto amante.