Ottone, Venezia, Rossetti, 1739

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA IX
 
 MATILDE e ADELAIDE
 
 ADELAIDE
 Matilde, allor che il vinto
 è caduto in poter del vincitore,
245merita ogni rigore.
 Usa pur la tua sorte
 ch’io son pronta a soffrir le mie ritorte.
 MATILDE
 Adelaide, al passato
 volgi uno sguardo, indi al presente. Osserva
250qual fosti e quale or sei,
 non ha molto regina; or vinta e serva.
 ADELAIDE
 Mostrano agli occhi miei l’istesso aspetto
 delle grandezze andate
 le miserie presenti.
 MATILDE
255Perché ancora non senti
 la tua fronte leggiera
 del diadema perduto e grave il piede
 di catena servil, sei tanto altera.
 ADELAIDE
 Fa’ pur ciò che t’aggrada. In te non fia
260nuova la tirannia
 né pellegrina in me la sofferenza.
 MATILDE
 Volea la mia clemenza
 stringerti al seno anzi che in ceppi.
 ADELAIDE
                                                                  Ed io
 mi reco a maggior pena
265questa clemenza tua che la catena.
 MATILDE
 Troppo fiero è il tuo orgoglio.
 Sdegni ascender un soglio,
 ove t’innalza la clemenza mia.
 Vedrò se forte sia
270e ostinato il tuo core,
 quando sarà dura servil catena
 de la superbia tua gastigo e pena.
 ADELAIDE
 Quanto più sien tenaci
 le catene, onde avvinto
275dalla tua crudeltà sarà il mio piede,
 vie più care saranno all’alma mia.
 E quanto più d’orrore
 sparso d’intorno ed atro
 il carcere sarà, tanto più fia
280della costanza mia degno teatro.
 
    Guardami in volto e vedi
 quanto fortezza io serbo.
 Non sono qual mi credi,
 non sono vinta ancor.
 
285   Mi tolsero gli dei
 la libertade e il trono
 ma tutto io non perdei
 se libero ho il mio cor.