Farnace, Venezia, Rossetti, 1739

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA V
 
 BERENICE con seguito de soldati e TAMIRI
 
 BERENICE
490Olà! Queste superbe
 memorie d’una stirpe
 insidiosa a Berenice e a Roma.
 Cadano a terra sparse.
 TAMIRI
                                            Oh dei! Che sento?
 BERENICE
 E ’l cenere infedel disperda il vento.
 TAMIRI
495Ah regina, ah soldati, avida tanto
 l’ira vostra è di sangue
 che s’avanza a cercar nell’ossa ignude
 de’ reali sepolcri esca funesta!
 BERENICE
 Alla vendetta mia non basta il sangue,
500vive sempre l’offesa
 fin che vive fra noi
 dell’ingiusto offensor qualche memoria.
 TAMIRI
 Ah madre, ed è pur questo un sì bel nome
 che raddolcir potria quel di nemica,
505per quei teneri amplessi, onde una volta
 con braccia pargolette
 ti circondava il sen, per quei soavi
 vezzi, con cui dal collo
 bambino a te pendea,
510risparmia al mio dolore,
 risparmia alla tua gloria e alla tua fama
 un oltraggio crudele,
 da cui degno di te frutto non cogli.
 BERENICE
 E pianger può la moglie
515del gran Farnace, pianga
 ma pietà non ottenga. Ite, atterrate...
 TAMIRI
 Sì; ben dicesti. Il pianto
 non è degno di me, di me più degno
 sarà il furor, contrasterò feroce,
520darà forza lo sdegno al braccio imbelle
 e forse alla difesa
 del suo regale avello avrò compagna
 l’ombra di Mitridate.
 BERENICE
 A voi guerrieri, cada
525l’altera mole.
 TAMIRI
                           (Oh dio!
 Tutto invano ho tentato). Empi fermate.
 Odimi Berenice.
 BERENICE
 Che dirai?
 TAMIRI
                       (Che farò? Materno amore
 seguo, sì, le tue voci e il tuo consiglio;
530mi trafigga lo sposo e viva il figlio).
 BERENICE
 A che pensi? A che badi?
 TAMIRI
                                                Oh con qual prezzo
 la tua clemenza oggi a comprar m’accingo.
 BERENICE
 Spiegati.
 TAMIRI
                    Il pargoletto
 che finor t’occultai voglio svelarti.
535Ma cara madre, hai ben di sasso il core,
 s’ei la vita d’un figlio oggi mi niega.
 Io lo darò; ma... poi...
 BERENICE
                                          Dallo e poi priega.
 TAMIRI
 Apransi queste nere
 stanze di morte. Esci dal tuo ricovro
540flebile furto d’infelice madre.
 Ecco, o regina, il grande
 terror di Roma, ecco l’avanzo estremo
 di quel sangue che abborri.
 Su via, piegati a terra
545picciola fronte e al piè regale imprimi
 dell’ava eccelsa ossequiosi bacci.
 Non è viltà cor mio
 ciò che comanda ai miseri fortuna.
 Questi, o regina, è il tuo nipote. In esso
550del suo genio guerrier l’indole osserva;
 ma col tuo sangue il tuo rigor consiglia
 che alfin madre mi sei.
 BERENICE
                                             Non mi sei figlia. (Parte col fanciullo)