Farnace, Venezia, Rossetti, 1739

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA X
 
 POMPEO con seguito e dette
 
 BERENICE
295Signor, costei che audace empie le vene
 del sangue mio ma nel suo core impressa
 ha l’imagine sol del suo Farnace,
 sia pur tua prigioniera.
 D’esserle madre io sdegno
300da che l’empia sdegnò d’essermi figlia.
 Il nome di regina
 cangi in quello di serva e de’ suoi regni
 abbia soltanto appena
 quanto può misurarne una catena.
 TAMIRI
305Signor, miri al tuo piede
 dell’invitto Ariarate
 una figlia infelice,
 odiata così da Berenice
 perché serba nel petto
310pieno di fede e di costanza il core
 come l’ereditò dal genitore.
 POMPEO
 Ben ti risplende in volto
 la chiarezza del sangue e in un dell’alma.
 Nulla io chiedo da te. Sei prigioniera
315della tua genitrice. A lei t’inchina
 ed in lei riconosci
 la vincitrice tua, la tua regina.
 BERENICE
 No, no; resti l’iniqua
 resti pur ne’ tuoi lacci,
320finché riveli dove
 ostinata nasconde il figlio indegno
 ad onta del mio amore e del mio sdegno.
 
    Da quel ferro ch’ha svenato
 il mio sposo sventurato
325imparai la crudeltà.
 
    Nel mirar un figlio esangue
 e bagnato del mio sangue
 mi scordai della pietà.