Farnace, Venezia, Rossetti, 1739

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA IX
 
 Berenice con guardie e detti
 
 BERENICE
                                        Fermati ingrata. (Togliendole lo stile)
 TAMIRI
 Qual ingiustà pietà?
 BERENICE
                                        Qual folle ardire.
 TAMIRI
 Usurparmi una morte
 che i miei disastri onora?
 BERENICE
260Arbitrar d’una vita
 di cui Roma è signora?
 TAMIRI
 Ma tu di Roma amica,
 dimmi se giungi a me madre o nemica.
 BERENICE
 Figlia di Berenice
265in me la madre or vedi
 ma sposa di Farnace
 vedi in me la nemica e la tiranna.
 TAMIRI
 E in che peccò quell’infelice, amando
 la tua prole in Tamiri
270e l’imagine tua nel mio sembiante?
 BERENICE
 In che peccò? Non ti rapì l’indegno
 dalle mie braccia a mio dispetto?
 TAMIRI
                                                               Ed io
 qual oltraggio ti feci
 con ubbidir al mio destin?
 BERENICE
                                                   Dovevi
275alla madre ubbidir pria che al destino.
 TAMIRI
 Ah regina...
 BERENICE
                         Non più. Dove ascondesti
 del mio fiero nemico
 l’odiato germe?
 TAMIRI
                                Oh dio!
 Nella stragge dell’Asia il cerco anch’io.
 BERENICE
280Nel pallor del tuo volto
 la tua frode io ravviso.
 Parla, il figlio dov’è?
 TAMIRI
                                        Dov’è il mio sposo?
 Dove il mio regno? E dove
 con la mia libertà la mia grandezza?
 BERENICE
285Non passeggia il dolor con tanto fasto
 su le grandi sciagure.
 Tu l’occultasti, iniqua;
 ma i tormenti e le fiamme
 ti trarranno dal sen l’alma o l’arcano.
 TAMIRI
290Pensi di spaventarmi? Io sono avvezza
 a sfidar la mia morte.
 Svenami, chi tel vieta?
 Chi ti chiede pietà? Giunta all’estremo
 delle miserie mie, nulla più temo.