Arcifanfano re dei matti, Torino, 1759 (Arcifanfano il re de’ matti)

 SCENA IV
 
 SORDIDONE, poi FURIBONDO
 
 Sordidone
 Questo è lo specchio mio,
 questa è la mia bellezza;
 e so che più s’apprezza
 da chi non è di noi più goffo e stolto
995una bella moneta d’un bel volto.
 Furibondo
 Alto, alto... (Colla spada sfoderata)
 Sordidone
                        Fermate.
 Furibondo
 Presto via, via di qua.
 Sordidone
                                          Ma il mio danaro?
 Furibondo
 Lascialo, o sozzo avaro.
 Sordidone
                                            Io lasciarlo?
 Furibondo
 Perché il danaro tuo lo vo’ per me.
 Sordidone
1000Ah piuttosto ammazzatemi,
 feritemi, scannatemi,
 poiché questo danaro
 più della vita mia riesce caro.
 Furibondo
 L’hai goduto abbastanza,
1005or lo devi lasciar.
 Sordidone
                                  Signor, più tosto
 ve ne darò qualche porzione a patti.
 Furibondo
 Un uomo valoroso
 non apprezza il danaro.
 Sordidone
                                             Eppur io so
 che i forti militari
1010combattono anche lor per i danari.
 Furibondo
 Ma io non ne ho di bisogno,
 io di queste minuccie mi vergogno.