L’olimpiade, Venezia, Rossetti, 1738

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA IV
 
 ARGENE, poi AMINTA
 
 Argene
 E pure a mio dispetto
 sento pietade anch’io. Tento sdegnarmi,
1145n’ho ragion, lo vorrei ma in mezzo all’ira,
 mentre il labbro minaccia, il cor sospira.
 Sarai debole Argene
 dunque a tal segno? Ah no. Spergiuro! Ingrato!
 Non sarà ver. Detesto
1150la mia pietà. Ma più mirar non voglio
 quel volto ingannator. L’odio. Mi piace
 di vederlo punir, trafitto a morte
 se mi cadesse a canto
 non verserei per lui stilla di pianto.
 Aminta
1155Misero dove fuggo? Oh dì funesto!
 Oh Licida infelice!
 Argene
                                     È forse estinto
 quel traditor?
 Aminta
                             No ma ’l sarà fra poco.
 Argene
 Non lo credere, Aminta. Hanno i malvagi
 molti compagni, onde già mai non sono
1160poveri di soccorso.
 Aminta
                                     Or ti lusinghi.
 Non v’è più che sperar. Contro di lui
 gridan le leggi, il popolo congiura,
 fremono i sacerdotti. Un sangue chiede
 l’offesa maestà; de’ sagrifici,
1165che una colpa interrompa, è il delinquente
 vittima necessaria. Ha già deciso
 il pubblico consenso. Egli svenato
 fia su l’ara di Giove. Esservi dee
 l’offeso re presente e al sacerdote
1170porgere il sacro acciaro.
 Argene
                                              E non potrebbe
 rivocarsi il decreto?
 Aminta
                                       E come? Il reo
 già in bianche spoglie è avvolto. Il crin di fiori
 io coronar gli vidi e il vidi, oh dio!
 incaminarsi al tempio. Ah forse è giunto;
1175ah, forse adesso, Argene,
 la bipenne fatal gli apre le vene.
 Argene
 Ah no! Povero prence!
 Aminta
 Che giova il pianto?
 Argene
                                       Ed Aristea non giunse?
 Aminta
 Giunse ma nulla ottenne. Il re non vuole
1180o non può compiacerla.
 Argene
 E Megacle?
 Aminta
                        Il meschino
 ne’ custodi s’avvenne
 che ne andavano in traccia. Or l’ascoltai
 chieder fra le catene
1185di morir per l’amico. E se non fosse
 ancor ei delinquente
 ottenuto l’avria. Ma un reo per l’altro
 morir non può.
 Argene
                               L’ha procurato almeno!
 O forte! O generoso! Ed io l’ascolto
1190senza arrossir? Dunque ha più saldi nodi
 l’amistà che l’amore? Ah quali io sento
 d’un’emula virtù stimoli al fianco.
 Sì, rendiamoci illustri; infin che dura
 parli il mondo di noi; faccia il mio caso
1195meraviglia e pietà né si ritrovi
 nell’universo tutto
 chi ripeta il mio nome a ciglio asciutto.
 
    Se non discioglie
 dalle ritorte
1200valore o sorte
 l’idolo mio,
 col sangue anch’io
 far lo saprò.
 
    Pur che si plachi
1205la man tiranna
 che lo condanna
 per lui morrò.