Arcifanfano re dei matti, Torino, 1759 (Arcifanfano il re de’ matti)

 SCENA III
 
 Madama GLORIOSA e madama GARBATA
 
 Gloriosa
 Uomo vile, malnato,
 uomo che non apprezza
595il tesoro miglior della bellezza.
 E voi, che senza merto
 usurpate i tributi
 a mia beltà dovuti,
 vergognar vi dovreste
600d’esser bella chiamata in faccia mia.
 Garbata
 È questa la pazzia
 ch’hanno le donne tutte,
 sieno belle, sien brutte.
 Sé stessa ognuna apprezza
605e crede non si trovi altra bellezza.
 Gloriosa
 Ma voi, o brutta o bella,
 accettar quel denaro non dovete.
 Perché se brutta siete,
 a voi non si conviene;
610e avendo di beltà ricco tesoro,
 lo dovete tener con più decoro.
 Garbata
 Io non so se sia brutta o se sia bella.
 Ma vi dico, sorella,
 che l’oro piace a tutte
615e che l’oro fa belle anche le brutte.
 Ora non è più il tempo
 che vogliano gli amanti
 spender per la beltà sospiri e pianti.
 Co’ regali ciascun si fa la strada.
620E nulla può sperare
 bellezza ritrosetta,
 mentre s’una ricusa, un’altra accetta.
 
    Ehi madama una parola.
 (Quanto mai mi fa pietà).
625Mi sapreste dir cos’è
 quel che in seno il cor mi fa?
 
    Quando scuoto il sacchettino
 pare appunto un martellino
 che de’ colpi ognor mi dà.
 
630   Ahi sentite come va,
 tiche, toche, ta, ta, ta.
 
    (Me la godo, me la rido
 della sua gran vanità).