Arcifanfano re dei matti, Venezia, Fenzo, 1750-1751

 SCENA PRIMA
 
 Campagna deliziosa con collina amena in prospetto, adornata de vari alboretti, e da un lato veduta della città con porta che introduce nella medema.
 
 ARCIFANFANO sotto un trono capriccioso; due pazzi suoi ministri al tavolino scrivendo, ed altri pazzi serventi. Tutti gli altri sei pazzi uomini e donne stanno sedendo, sparsi per la collina sotto gli alboretti; e due pazzi stanno a’ piedi della collina ascoltando quello che loro dicono. Li sei pazzi cantano come segue
 
 li sei pazzi
 
    Vogliamo l’Arcifanfano
 signor della città.
 
    Veniam per esser sudditi
 noi pur di sua maestà.
 
 Gloriosa, Furibondo a due
 
5   Andate, andate subito
 e poi tornate qua.
 
 tutti
 
    Vogliamo l’Arcifanfano,
 signor della città. (Gli due pazzi partono dalla collina e vengono al trono dell’Arcifanfano, s’inchinano e gli parlano piano)
 
 Arcifanfano
 Dunque sono sei pazzi
10che voglion diventar sudditi nostri?
 Vengano pur ma acciò scoprir io possa
 come l’intende la lor mente stolta,
 fateli a me venire uno alla volta. (I due servi s’avviano verso la collina)
 E voi pazzi ministri
15che i nomi registrate
 dei sudditi del mio famoso impero,
 provedetevi pur di carta assai,
 perché crescono i pazzi piucché mai. (Li sei pazzi nel ricevere la risposta dei servi cantano)
 li sei pazzi
 
    Evviva l’Arcifanfano,
20signor della città;
 
    saremo tutti sudditi
 noi pur di sua maestà.
 
 Gloriosa, Furibondo a due
 
    Andiamo, andiamo subito
 che già ci accoglierà.
 
 tutti
 
25   Evviva l’Arcifanfano,
 signor della città. (Furibondo s’alza e viene a basso con i servi e si accosta al trono)
 
 Arcifanfano
 Olà, chi siete voi?
 Furibondo
 Mi chiamo Furibondo;
 e fo col mio valor tremar il mondo.
 Arcifanfano
30Qual è il vostro mestier?
 Furibondo
                                               Fo professione
 di farmi rispettar dalle persone.
 Chi mi zappa sui piedi
 mortifico e strappazzo,
 sfido, bastono, ammazzo.
35Son pieno di coraggio e valoroso.
 Arcifanfano
 Bravo, signor furioso.
 Anch’io, quando mi vien la mosca al naso,
 precipito, fracasso,
 meno, taglio, conquasso
40e non son di quei matti
 ch’hanno molte parole e pochi fatti.
 V’accetto nel mio regno e poiché siete
 un uom così bravone,
 vi fo del regno mio guardaportone.
 Furibondo
45Accetto il grande impegno; e se qualcuno
 mi vorrà dar una guardata storta
 fracasserò, se occorre, anca la porta.
 Arcifanfano
 Ma, signor Furibondo,
 signor terror del mondo,
50perché siete venuto in questo regno?
 Furibondo
 Qui m’ha fatto venir l’ira, lo sdegno.
 Non potevo soffrire
 vedermi proferire
 in cariche d’onore
55gente perfida e vil, senza rossore,
 i torti e le ingiustizie
 m’han fatto delirare e son venuto
 a pregar l’Arcifanfano signore
 dar gloria al mio valore,
60acciò il mondo non cada
 sotto la formidabile mia spada.
 
    Con un colpo di terza e di quarta,
 ho una spada che tronca, che squarta
 e fa tutti col lampo tremar.
 
65   Commandate e vedrete chi sono,
 sarò turbine, fulmine e tuono,
 saprò farmi da tutti stimar. (Parte ed entra nella porta della città, accompagnato dai servi che poi ritornano)
 
 Arcifanfano
 Quest’è un pazzo infelice e sfortunato,
 perché è da tutti odiato.
70Anch’io fingo braura
 ma son dell’opinione
 che sia meglio negozio esser poltrone. (Frattanto scende madama Gloriosa servita dai due servi e va al trono)
 Gloriosa
 Siete voi l’Arcifanfano?
 Arcifanfano
                                             Son io,
 inchinatevi tosto al trono mio.
 Gloriosa
75Una donna mia pari non s’inchina.
 Arcifanfano
 Siete qualche regina?
 Gloriosa
                                          Sì signore.
 Arcifanfano
 Perdonate l’errore. (Scende)
 Ditemi, di qual trono?
 Gloriosa
 Io delle belle la regina sono.
 Arcifanfano
80Questo è un regno soggetto a molti danni
 e suol durar al più fin a trent’anni.
 Gloriosa
 Le trentatré bellezze
 in donne ricercate,
 in me perfezionate
85son tutte ad una ad una;
 di trentatré non me ne manca alcuna.
 Arcifanfano
 In quanto a questo poi
 son più bello di lei,
 sono le mie bellezze trentasei.
 Gloriosa
90Come il mio viso è bello,
 è vago il mio cervello.
 In ogni mia struttura
 un miracolo son della natura.
 Arcifanfano
 Or fortunato invero
95renderassi de’ pazzi il vasto impero
 ma per che causa mai,
 signora sostenuta,
 siete voi qui venuta?
 Gloriosa
                                         Perché il mondo
 non è degno di me, perché nessuno
100conosce il merto mio,
 perché non sono io
 dalla gente malnata
 quanto basta servita e rispettata.
 Arcifanfano
 Eppure il mondo è pieno
105di gente pazza, per costume avvezza
 a incensar delle donne la bellezza.
 Gloriosa
 Ma io, che di beltà m’appello il nume,
 vogl’esser adorata oltre il costume.
 Però a voi, Arcifanfano,
110vengo e mi raccomando,
 acciò un vostro commando
 faccia che in questo regno
 ripien de strani umori
 tutti sian del mio viso adoratori.
 Arcifanfano
115Andate, andate pure,
 che, se non fosser pazzi
 i miei sudditi eroi,
 a farli pazzi bastereste voi.
 Gloriosa
 Pazzo può dirsi quello
120che non conosce e non apprezza il bello.
 
    Bel labbro, bel viso,
 può dire, può far,
 col vezzo, col riso
 vuo’ farmi adorar.
 
125   Qual sol che d’intorno
 fa splendido il giorno,
 faran questo regno
 miei lumi brillar. (Parte per la porta della città servita, eccetera)
 
 Arcifanfano
 Se tutte qua venissero
130quelle donne che sono
 pazze per vanità, come costei,
 empirebbero presto i stati miei. (Sordidone scende dalla collina con un scrigno sotto il braccio, servito ad solito)
 Sordidone
 Andate, andate via;
 non voglio che sentite;
135non voglio che vedete,
 perché alla ciera due briconi siete. (Alli due servi che si ritirano)
 Arcifanfano
 Chi siete galantuomo?
 Sordidone
 Io son un poveruomo
 che ho sempre faticato;
140sempre poco ho mangiato,
 pochissimo ho bevuto e mal dormito
 e son andato sempre malvestito.
 Arcifanfano
 Poverino! Perché?
 Sordidone
                                    Per avanzarmi
 un poco di denaro.
145Benedetto denar, mi sei pur caro!
 Arcifanfano
 Ehi! Ne avete voi molto?
 Sordidone
                                                Io non vorrei
 che alcuno mi sentisse. Eccolo qui.
 Eccolo il mio tesoro,
 quattromille filippi in doppie d’oro.
 Arcifanfano
150Zitto, che non si sapia.
 Ditemi, in confidenza, quel denaro
 l’avete guadagnato
 o l’avete rubbato?
 Sordidone
                                    Vi dirò.
 Ho fatto delle usure;
155ho prestato denar col pegno in mano.
 Se ho trovato il baggiano,
 colla mia borsa ad aiutarlo intenta,
 ho principiato a numerar dal trenta;
 e m’hanno sopra tutto profittato
160sedici soldi al mese per ducato.
 Arcifanfano
 Vusignoria perdoni,
 qui si accettano pazzi e non bricconi.
 Sordidone
 Purtroppo con strappazzo
 mi dice il mondo pazzo,
165perché in tasca il denaro m’ho tenuto
 e un momento di ben non ho goduto.
 Ma il mio ben, il mio core
 è questo, è questo solo (Accenna il cassettino)
 e guardar il denaro io mi consolo.
 Arcifanfano
170Ma che volete far di quell’intrico?
 Io non ne sono amico.
 Sapete pur che i pazzi
 hanno colle monete antipatia
 e quand’hanno denaro lo gettan via.
 Sordidone
175Per questo son venuto
 a ricorrer da voi. Nel mio paese
 non mi posso salvar. Perché si sa
 che ho un poco di denaro,
 ciascun mi vien d’intorno;
180né mi lasciano star notte né giorno.
 Questo un laccio mi tende;
 quello al varco m’attende.
 Ognun mi va facendo il bello, il caro,
 per rubbarmi di tasca il mio denaro.
185Qui, dove di denar non si fa caso,
 son almen persuaso
 che senza insidiatori
 potrò in pace goder i miei tesori.
 Arcifanfano
 Date a me quel denaro.
190Io lo custodirò;
 e quando lo vorrete
 sempre nelle mie man voi lo vedrete.
 Sordidone
 Ma signor...
 Arcifanfano
                         Difidate!
 Di vivere fra noi non siete degno;
195e vi farò cacciar fuor del mio regno.
 Sordidone
 Ma sarà poi sicuro!
 Arcifanfano
                                      Sicurissimo;
 giuro da re de’ pazzi arcipazzissimo.
 Sordidone
 Quand’è così tenete. (Gli dà il cassettino)
 Oimè, oimè!
 Arcifanfano
                           Che avete?
 Sordidone
200Mi vien un gran sudore.
 Ahi, che vi lascio nello scrigno il core!
 Arcifanfano
 Andate, andate dentro
 della città felice. Io vi destino,
 per secondar il vostro bell’umore,
205economo de’ pazzi e spenditore.
 Sordidone
 Anderò... Ma non so... Vi raccomando
 il mio povero cor.
 Arcifanfano
                                   Il vostro core,
 ditemi, ov’è riposto?
 Sordidone
 Dentro quel cassettino io l’ho nascosto.
 
210   Il mio core poverino,
 che sta lì nel cassettino,
 mi trattiene, a sé mi chiama.
 E il mio fegato che l’ama
 senza il core non può star.
 
215   Anco l’ale dei polmoni
 voglion dir le sue ragioni
 e i budelli, poverelli,
 fanno in corpo del rumore,
 perché il core von cercar. (Parte coi servi)
 
 Arcifanfano
220Quello de tutti i pazzi è il maggior pazzo
 che fa di sé strappazzo.
 L’avaro è un animale
 che a nessuno fa bene e a sé fa male.
 Io parlo qualche volta
225che pazzo non rassembro ma è dovere
 che il re de’ pazzi nella mente stolta
 dei lucidi intervalli abbia talvolta. (Scende dalla colina Malgoverno pazzo prodigo)
 Malgoverno
 Arcifanfano, io sono
 Malgoverno chiamato,
230perché il mio patrimonio ho consumato.
 Io stavo allegramente
 senza pensare a niente.
 Ora ho finito il tutto;
 e se prima ero bello ora son brutto.
 Arcifanfano
235Evviva, non importa.
 Almeno avrete fatti degli amici
 che si ricorderan dei dì felici.
 Malgoverno
 Gli amici son finiti,
 se finito è il dinaro. Anco le donne,
240che facevan di me le innamorate,
 or che non ho denar si son cambiate.
 Arcifanfano
 Ora sì siete degno
 di venir nel mio regno.
 Malgoverno
                                             A qual motivo?
 Arcifanfano
 Perché, se voi credeste
245delle femine al cor bugiardo e scaltro,
 siete pazzo, pazzissimo senz’altro.
 Malgoverno
 Ora che ho terminato d’impazzire,
 tutti gli altri son savi e non ritrovo
 chi si ricordi più per cortesia
250che ha fomentato un dì la mia pazzia.
 Disperato io sono.
 Eccomi al vostro trono.
 Spero si moverà
 qualche pazzo di me forse a pietà.
 Arcifanfano
255Non sarei re de’ pazzi,
 se a pietade di voi non mi movessi.
 Ecco denar; tenete,
 consumate, spendete.
 Perché voi siete il capo de’ balordi,
260vi fo mastro de’ chiassi e de’ bagordi.
 Malgoverno
 Grazie a vostra maestà. Tenete amici,
 finché ve n’è godete. (Dà denari ai servi)
 Quando poi non ne avremo,
 baroni come prima tornaremo.
 
265   Il denaro è tondo tondo,
 corre presto e se ne va;
 
    il piacer più bel del mondo
 il denaro ognor sarà. (Parte dando denari ai servi e va in città collo scrigno)
 
 Arcifanfano
 Ecco il fin del denaro
270che accumula con stenti il pazzo avaro. (Scende dalla collina madama Semplicina coi servi)
 Che vaga pazzarella!
 Com’è graziosa e bella!
 Con questa, in fede mia,
 il regno spartirei della pazzia.
 Semplicina
275Via, via con quelle mani.
 Andatemi lontani. (Ai servi)
 Arcifanfano
                                     Cos’avete
 pazzarella gentil che irata siete?
 Semplicina
 Fugo dal mio paese,
 perché non voglio che nessun mi tocchi;
280e mi voglion toccar quei pazzi alocchi.
 Arcifanfano
 Via di là. Poverina!
 Chi siete voi?
 Semplicina
                            Madama Semplicina.
 Arcifanfano
 Fanciulla o maritata?
 Semplicina
                                          Oibò, che dite?
 Io maritata? Io? Come, se mai
285un uomo nella faccia non mirai.
 Arcifanfano
 Perché così ritrosa?
 Semplicina
 Perché son un tantino vergognosa.
 Arcifanfano
 Voi siete fatta come il genio mio,
 perché son molto vergognoso anch’io.
 Semplicina
290Eh gli uomini son tutti
 furbacchiotti e cattivi.
 Arcifanfano
 Come il sapete voi?
 Semplicina
                                       Già li ho provati.
 Arcifanfano
 Se in faccia non li avete mai mirati!
 Semplicina
 Le fanciulle modeste
295non alzano mai gli occhi.
 Arcifanfano
                                               Dite bene.
 Guardarsi non sta bene.
 Si può ben dire qualche parolina.
 Semplicina
 Quando sia modestina.
 Arcifanfano
 Si può toccar la man con pudicizia.
 Semplicina
300Quando la cosa sia senza malizia.
 Arcifanfano
 Ho imparato a trattare
 senza malizia alcuna
 doppo aver visto Il mondo della luna.
 Semplicina
 Signor, io son venuta
305a ricorrer da voi. Gli uomini arditi
 non lascian d’insultarmi
 e oramai non so più dove salvarmi.
 Arcifanfano
 Avete padre e madre?
 Semplicina
                                           Signorsì.
 Arcifanfano
 Perché non vi maritano?
 Semplicina
                                                Dirò.
310Perché non vonno i genitori miei
 dar per marito a me quel ch’io vorrei.
 Arcifanfano
 Siete voi innamorata?
 Semplicina
                                           Sì signore.
 Arcifanfano
 È bello il vostro amante?
 Semplicina
                                                Non lo so,
 perché in viso mirato mai non l’ho.
 Arcifanfano
315Oh veramente degna
 di star fra queste pazze fortunate,
 poiché senza veder v’innamorate!
 Semplicina
 Mi raccomando a vostra maestà.
 Arrossisco, signor, se sto più qua.
 Arcifanfano
320Andate e non temete,
 che toccata dai pazzi non sarete.
 Ma prima, Semplicina,
 datemi un’occhiatina.
 Semplicina
                                           Oh cosa dite!
 Arcifanfano
 Non fate verun mal guardando me,
325perch’io son alla fin de’ pazzi il re.
 Semplicina
 Nol farò mai se non allora quando
 m’obligasse di farlo un suo comando.
 Arcifanfano
 Olà, donna ascoltatemi,
 alzate le pupille e poi miratemi.
 Semplicina
 
330   Vi miro fiso fiso
 e vedo in quel bel viso
 quell’occhio che sta lì
 che mi ferisce qui.
 E amor da quella bocca
335qua una saetta scocca
 quel ciglio, ve lo dico?
 Mi fate vergognar.
 
    Non ho mirato mai
 d’un uomo i vaghi rai
340e non li vuo’ mirar. (Parte coi servi in città)
 
 Arcifanfano
 Questa è quella pazzia,
 chiamata ritrosia,
 la quale a poco a poco
 col gel principia e termina col foco. (Madama Garbata con i servi dalla collina)
 Garbata
345Animo, bona gente,
 che si stia allegramente.
 Arcifanfano mio, signor dei pazzi,
 io vengo per goder spassi e solazzi.
 Arcifanfano
 Brava, così mi piace.
350Evviva l’allegria,
 vada in malora la malinconia.
 Garbata
 Mi conoscete voi?
 Arcifanfano
                                   Signora no.
 Garbata
 Chi son ve lo dirò.
 Son madama Garbata,
355d’allegrezza impastata;
 non vuo’ parlar de’ guai;
 non ci ho pensato e non ci penso mai.
 Arcifanfano
 O che bizzaro umor!
 Garbata
                                        Sia guerra o pace,
 sia pioggia o sol, sia tristo tempo o buono,
360sempre la stessa io sono,
 perisca tutto il mondo,
 caschi la casa anch’essa,
 sempre sarò la stessa.
 Amanti, non amanti, non m’importa,
365drizzatemi la scuffia, che l’ho storta.
 Arcifanfano
 Oh mille volte degna
 del gran regno de’ pazzi! In fede mia
 il ristoro de’ pazzi è l’allegria.
 Garbata
 Io son fuggita dalla mia città,
370perché gli uomini là
 vogliono far i savi
 e con i grilli suoi
 sono pazzi tre volte più di noi.
 Fan talora un festino e sul più bello
375prendono gelosia
 e si cambia in dispetti l’allegria.
 Saranno a qualche cena
 accanto alla sua bella
 e invece di mangiare
380si sente sospirare.
 Giocano col penin sotto la tavola
 e s’ella non risponde
 l’amante si confonde,
 d’amor, di gelosia, di rabbia pieno;
385spende il denaro e poi mangia veleno.
 Arcifanfano
 Oh che pazzi, oh che pazzi! Io di costoro
 esser re non vorrei.
 Sono pazzi assai meno i pazzi miei.
 Garbata
 Io voglio star allegra.
390Senza sentir sospiri e batticori.
 Però son qui venuta
 da vostra maestà,
 che il cielo vi conservi in sanità.
 Arcifanfano
 Andate, andate dentro e ci vedremo;
395in pace goderemo.
 Faremo i nostri patti.
 Staremo allegramente.
 Garbata
                                            Evviva i matti.
 
    Vuo’ star allegramente;
 vuo’ prendermi solazzo;
400fo bene a far così?
 V’è chi mi dice sì,
 v’è chi risponde no.
 O l’uno o l’altro è pazzo
 o siamo pazzi in tre.
 
405   Il mondo è tanto bello,
 perch’è di vari umori.
 Vuo’ fare tutto quello
 che pare e piace a me. (Parte coi servi verso la città)
 
 Arcifanfano
 Or sì posso chiamarmi
410de’ pazzi il gran monarca,
 perché la monarchia de’ pazzi è cara.
 Oggi ho fatto l’acquisto
 di sei varie persone,
 con diversa opinione e fantasia,
415con diverso costume o sia pazzia.
 
    Il pazzo furioso
 vuol tutti ammazzar.
 La pazza superba
 vuol farsi adorar.
 
420   Il povero avaro
 ha il cor nel denaro.
 Il prodigo in fretta
 lo spende, lo getta.
 La semplice è pazza
425per finta bontà.
 L’allegra svolazza,
 pensieri non ha.
 
    E vivano i matti
 lan la ra la la.