Il mondo della luna, Venezia, Graziosi, 1775

 SCENA XII
 
 A suon di sinfonia vengono sopra d’un carro CLARICE e FLAMINIA. BUONAFEDE le aiuta a scendere; CECCO e LISETTA restano in trono e frattanto sopraggiungono ECCLITICO ed ERNESTO
 
 BUONAFEDE
 Figlie, mie care figlie,
 siate le benvenute. Ah, che ne dite?
 Lunatiche ora siete,
 un mondo goderete
1080pieno di cose belle;
 splenderete quaggiù come due stelle.
 FLAMINIA
 Si vede certamente
 che avete una gran mente.
 CLARICE
 Siete un uom virtuoso senza pari.
1085Cedon gl’uomini a voi famosi e chiari.
 ECCLITICO
 Inchinatevi tosto
 al nostro imperatore.
 ERNESTO
 Grazie rendete a lui di tant’onore.
 FLAMINIA
 Ma colei è Lisetta. (A Buonafede)
 BUONAFEDE
1090Che volete ch’io dica?
 Colei è la felice
 del mondo della luna imperatrice.
 CLARICE
 Oh fortunata invero!
 Mentre quel della luna è un grande impero.
 FLAMINIA
1095Monarca, a voi m’inchino.
 CLARICE
                                                  A voi mi prostro.
 CECCO
 Manco male che voi
 vi siete ricordate alfin di noi.
 CLARICE
 Perdono io vi domando.
 FLAMINIA
 Ed io, signore, a voi mi raccomando.
 CECCO
1100Olà, Espero, udite.
 Questa bella servite,
 conducetela tosto alle sue stanze
 e insegnatele voi le nostre usanze.
 ERNESTO
 Ubbidito sarete. (Le dà di braccio)
 BUONAFEDE
                                  Ehi, ehi, fermate,
1105signor, le figlie mie
 con gl’uomini non van da solo a sola.
 CECCO
 In questo nostro mondo
 le femmine ci van pubblicamente
 e non lo fanno mai segretamente.
 BUONAFEDE
1110Quando è così non parlo.
 FLAMINIA
 Dunque contenta io vado,
 giacché il mio genitor non se ne lagna,
 con Espero gentil che m’accompagna.
 
    Largo, largo, mie signore,
1115via, lasciateci passare,
 le più cose scelte e rare
 di quest’altro nuovo mondo
 dalla cima fino al fondo
 noi vogliamo esaminar.
 
1120   Vedo già... che meraviglia!
 Quante teste coronate!
 Quante donne innamorate!
 Che una schiera di zerbini
 stan zecchini a regalar.
 
1125   Questa sì, la godo assai;
 perché giù le donne tutte
 o sian brutte o che sian belle
 degl’amanti fin la pelle
 vorrian loro scorticar. (Parte servita da Ernesto)