Il mondo della luna, Venezia, Graziosi, 1775

 SCENA VI
 
 Giardino di prima.
 
 BUONAFEDE, indi CECCO ed ERNESTO
 
 BUONAFEDE
 Gran delizie son queste!
 Che mondo! Che stupor! Qui da per tutto
 spira gioia e piacer. Sono insensato,
 son confuso, stordito;
820e alla luce del dì par ch’or sia uscito.
 Zitto, parmi sentir... Oh quanta gente!...
 Che vuol dir!... Che sarà!...
 Ma può darsi che sia sua maestà. (A suono di sinfonia viene un carro trionfale tirato da quattro uomini bizzarramente vestiti e sopra il carro Cecco vestito da imperatore e a’ piedi sul medesimo Ernesto vestito all’eroica con una stella in fronte; e giunto che sarà il carro alla metà della scena scende Ernesto, indi aiuta a scendere Cecco con affettata sommissione. Buonafede resta in osservazione con sorpresa e meraviglia)
 BUONAFEDE
 Umilmente m’inchino
825a vostra maestà.
 CECCO
                                 Chi siete voi
 che indrizza i suoi saluti
 alla maestà nostra e non a noi?
 BUONAFEDE
 Perdoni, io fo all’usanza
 del mondo sublunar, dove son nato.
 CECCO
830Sì sì, son informato
 che là nel vostro mondo
 trionfa l’albagia
 né di titoli mai v’è carestia.
 BUONAFEDE
 Dice ben... Ma che vedo!
835Quivi il signor Ernesto?
 ERNESTO
                                              V’ingannate.
 Io stella sono ed Espero m’appello;
 e quando il cielo imbruna
 esco primiera a vagheggiar la luna.
 BUONAFEDE
 Io non so che mi dir; voi tutto Ernesto
840certo rassomigliate.
 CECCO
 Non vi meravigliate,
 che nella nostra corte abbiamo noi
 un buffon che somiglia tutto a voi.
 BUONAFEDE
 Oh grazie, maestà, del paragone
845ma io per dirla a te non son buffone.
 CECCO
 E pur nel vostro mondo
 chi sa far il buffon è fortunato.
 BUONAFEDE
 Cappari! Egl’è informato!
 CECCO
                                                  Or, che vi pare?
 Vi piace il nostro mondo?
 BUONAFEDE
                                                 In fede mia
850a chi un mondo sì bel non piaceria?
 Ma per esser contento
 una grazia, signor, ancor vi chiedo.
 CECCO
 Chiedete pur, che tutto io vi concedo.
 BUONAFEDE
 Ho due figlie e una serva;
855vorrei...
 CECCO
                  Già v’ho capito,
 le vorreste con voi.
 Andrà per consolarle
 una stella cometa e ad invitarle.
 BUONAFEDE
 Ma le stelle comete
860portan cattivo augurio.
 CECCO
                                            Oh gente pazza
 del mondo sublunar! Poiché le stelle
 conoscer pretendete
 e voi stessi laggiù non conoscete.
 BUONAFEDE
 Ha ragion, ha ragion, non so che dire.
 CECCO
865Io le farò venire
 ma però con un patto,
 che vo’, senza recarvi pregiudizio,
 la vostra cameriera al mio servizio.
 BUONAFEDE
 Ma sappia...
 CECCO
                          Io vo’ così.
 BUONAFEDE
870Dunque lei l’ha veduta?
 CECCO
                                              Signorsì.
 Una macchina abbiamo
 da cui spesso vediamo
 quel che si fa laggiù nel basso mondo;
 e il piacer più giocondo
875che aver possano i nostri occhi lunari
 è il mirar le pazzie de’ vostri pari.
 
    Un avaro suda e pena
 e poi crepa e se ne va.
 Un superbo, senza cena,
880vuol rispetto e pan non ha.
 Un geloso è tormentato.
 Un sapiente è criticato.
 Quasi tutti al vostro mondo
 siete pazzi in verità.
 
885   Chi sospira per amore,
 chi delira per furore,
 chi sta bene e vuol star male,
 chi ha gran fumo e poco sale.
 Al rovescio tutto va.
890Siete pazzi in verità. (Sale nel suo carro e parte col seguito)