Il mondo della luna, Venezia, Graziosi, 1775

 SCENA V
 
 Camera in casa di Buonafede.
 
 CLARICE, FLAMINIA ed un servitore con un viglietto
 
 CLARICE
775Dunque il signor Ecclitico
 questo viglietto a me pressante invia? (Servo accenna di sì)
 FLAMINIA
 Che scrive orsù sentiam, sorella mia.
 CLARICE
 Aspettate. E mio padre,
 dimmi, che fa? Dorme fors’egli ancora? (Accenna di no)
 FLAMINIA
780Crede che quel giardino
 sia della luna il mondo? (Di sì)
 CLARICE
                                               Ha mai di noi
 parlato qualche volta? (Come sopra)
 FLAMINIA
                                            Di Lisetta,
 dimmi, talor favella? (Come sopra)
 CLARICE
 Presto leggiam.
 FLAMINIA
                               Leggete pur, sorella.
 CLARICE
785«Clarice, anima mia, (Leggendo)
 senza dimora alcuna
 nel mondo della luna
 di venir con Flaminia v’accingete;
 e a Lisetta l’arcan cauta tacete».
790Presto, Flaminia cara,
 d’Ecclitico alla casa
 prepariamci d’andar; e mentre io vado
 a risponder due righe al caro bene,
 voi procurate intanto
795la stanza dello scrigno di serrare;
 acciò che là Lisetta
 non possa far con noi qualche vendetta.
 FLAMINIA
 No, che non dite mal.
 CLARICE
                                          E pure gl’uomini
 dir voglion che noi femmine
800siamo di testa debole;
 ma molto affé s’ingannano.
 Per malizia e saper quando vogliamo
 sugli occhi propri lor ce la facciamo.
 
    Giovinotti furbacchiotti,
805se di vincerci credete
 scioccarelli tutti siete,
 non vi state a lusingar.
 
    Siamo donne e tanto basta;
 siam di pasta troppo fina
810ma d’un misto di farina
 troppo dura da mangiar. (Parte col servitore)
 
 FLAMINIA
 Purtroppo dice il ver. Siamo noi donne
 una specie così d’argento vivo.
 Di qua, di là, per tutto entrar vogliamo
815e a modo nostro alfin sempre facciamo. (Parte)