L’olimpiade, Venezia, Rossetti, 1738

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA VII
 
 ARGENE sola
 
 Argene
 Dunque Licida ingrato
 già di me si scordò! Povera Argene,
 a che mai ti serbar le stelle irate!
 Imparate, imparate
300inesperte donzelle. Ecco lo stile
 de’ lunsighieri amanti. Ogniun vi chiama
 suo ben, sua vita e suo tesoro; ogniuno
 giura che a voi pensando
 vaneggia il dì, veglia le notti; han l’arte
305di lagrimar, d’impallidir; talvolta
 par che sugli occhi vostri
 voglian morir fra gli amorosi affanni.
 Guardatevi da lor; son tutti inganni.
 
    Così il mio caro bene
310impallidì talvolta,
 tra mille affanni e pene
 d’amar giurò così.
 
    Oh dio! Che mai non disse?
 E pur misera ascolto
315che amante è d’altro volto,
 ch’ingrato mi tradì.