Il mondo della luna, Venezia, Graziosi, 1775

 SCENA VII
 
 CLARICE, poi BUONAFEDE
 
 CLARICE
330La cara sorellina
 par proprio innocentina; ma se dirla
 schietta dovessi, come detta va,
 di malizia più assai di me ne sa.
 BUONAFEDE
 Brava, signora figlia!
335V’ho detto tante volte
 che non uscite dalla vostra stanza.
 CLARICE
 Ed io tant’altre volte
 mi sono dichiarata
 che non voglio morir, signor, crepata.
 BUONAFEDE
340Ah! Briccona, fraschetta,
 vedrai quel che so far.
 CLARICE
                                           Sì, gastigatemi;
 cacciatemi di casa e maritatemi.
 BUONAFEDE
 Se io ti maritassi,
 te non gastigherei ma tuo marito.
345Né gastigo maggior dargli potrei,
 quanto una donna pazza qual tu sei.
 CLARICE
 Io pazza? V’ingannate.
 Pazza sarei qualora
 mi lasciassi un po’ troppo intimorire
350e avessi per rispetto a intisichire.
 
    Son fanciulla da marito
 voglio questo, già il sapete;
 e se voi non mel darete,
 da me stessa il prenderò.
 
355   Ritrovatemi un partito
 che sia proprio al genio mio
 o lasciate, farò io,
 se lo cerco il troverò.
 
    Ogni frutto è assai gradito,
360quando in tempo lo mangiate;
 ma se un po’ lo trascurate
 il sapor già se n’andò.
 
    I tempi sono tre;
 negarlo non si può;
365ma io sempre al presente,
 signor, mi attaccherò. (Parte)