Il mondo della luna, Barcellona, Generas, 1765

 SCENA VII
 
 Camera in casa di Bonafede con loggia aperta, tavolino con lumi e sedie.
 
 FLAMINIA e CLARICE
 
 CLARICE
 Eh venite, germana,
 andiam su quella loggia
265a goder della notte il bel sereno.
 FLAMINIA
 Se il genitore austero
 ci ritrova colà, misere noi.
 CLARICE
 Che badi a’ fatti suoi.
 Ci vuol tener rinchiuse,
270e dall’aria difese,
 come fossimo noi tele di ragno?
 FLAMINIA
 Finché noi siam soggette
 al nostro genitor convien soffrire.
 CLARICE
 Ma io per vero dire,
275stanca di questa soggezion noiosa,
 non veggo l’ora d’essere la sposa.
 FLAMINIA
 E quando sarem spose
 avrem di soggezion finiti i guai?
 Anzi sarem sogette più che mai.
 CLARICE
280Eh sorella, i mariti
 non son più tanto austeri.
 Aman la libertade al par di noi
 ed abbada ciascuno ai fatti suoi.
 FLAMINIA
 Felici noi, se ci toccasse in sorte
285un marito alla moda. Ah sventurate,
 se un geloso ci tocca!
 CLARICE
                                        In pochi giorni
 o ch’io lo guarirei
 o che al mondo di là lo manderei.
 FLAMINIA
 Vorreste forse avvelenarlo?
 CLARICE
                                                    Oibò.
290Ma il segreto io so
 con cui questi gelosi
 delle donne si fan morir rabbiosi.
 FLAMINIA
 Se l’accordasse il padre,
 spererei con Ernesto esser felice.
 CLARICE
295Lo spererei anch’io
 con Ecclitico mio.
 FLAMINIA
 Quell’Ecclitico vostro
 è un uom ch’altro non pensa
 che a contemplar or l’una, or l’altra stella.
 CLARICE
300Questo è quello, sorella,
 che in lui mi piace più.
 Finché ei pensa alla luna ovvero al sole,
 la sua moglie farà quello che vuole.
 FLAMINIA
 Ma il genitor, io temo,
305non vorrà sodisfarci.
 CLARICE
                                        Evvi in tal caso
 un ottimo espediente.
 Maritarci da noi senza dir niente.
 FLAMINIA
 Ciò so che non conviene a onesta figlia
 ma se amor mi consiglia,
310e il padre a me si oppone,
 io temo che all’amor ceda ragione.
 
    Se più infelice oggetto
 occupa il mio pensiero,
 taci, non dirmi il vero,
315lasciami nell’error.
 
    È pena che avvelena
 un barbaro sospetto;
 ma una certezza è pena
 che opprime affatto un cor.