Il mondo della luna, Barcellona, Generas, 1765

 SCENA IV
 
 ECCLITICO, poi ERNESTO e CECCO
 
 ECCLITICO
 Io la caccia non fo alle sue monete;
160ma vorrei, se potessi,
 la sua figlia Clarice,
 custodita con tanta gelosia,
 torla dalle sue mani e farla mia.
 ERNESTO
 Amico, vi son schiavo.
 ECCLITICO
165Servo, signor Ernesto.
 CECCO
                                           Riverisco
 il signor segretario della luna.
 ECCLITICO
 Sei pazzo e tal morrai.
 ERNESTO
                                           Veduto uscire
 ho dalla vostra casa
 il signor Bonafede. È vostro amico?
 ECCLITICO
170Amico ed amicone
 della mia professione.
 ERNESTO
 Egli ha una bella figlia.
 ECCLITICO
                                             Anzi n’ha due.
 CECCO
 Anzi rassembra a me
 che colla cameriera n’abbia tre.
 ERNESTO
175Son di Flaminia amante.
 ECCLITICO
 Ed io Clarice adoro.
 CECCO
 Per Lisetta ancor io spasimo e moro.
 ERNESTO
 L’ho chiesta a Bonafede
 ed ei me l’ha negata.
 ECCLITICO
180Spera di maritar le proprie figlie
 con principi d’altezza.
 CECCO
                                           E così spera
 a un conte maritar la cameriera.
 ECCLITICO
 Corrisponde Flaminia all’amor vostro?
 ERNESTO
 Mi ama con tutto il cor.
 CECCO
                                             La mia Lisetta
185per le bellezze mie par impazzita.
 ECCLITICO
 E Clarice è di me pur invaghita.
 Ditemi, vogliam noi
 rapirle a questo pazzo?
 ERNESTO
                                             Il ciel volesse!
 ECCLITICO
 Secondatemi dunque e non temete.
 CECCO
190Un ottimo mezzan so che voi siete.
 ECCLITICO
 Di denar come state?
 ERNESTO
                                          Quando occorra,
 io vuoterò l’erario.
 CECCO
 Io sacrificherò tutto il salario.
 ECCLITICO
 Andiamo; ho un machinista
195che prodigi sa far. Con il mio ingegno
 oggi di far m’impegno
 che il signor Bonafede, o sia baggiano,
 le tre donne ci dia colla sua mano.
 CECCO
 Oh bravo!
 ERNESTO
                      E come mai?
 ECCLITICO
                                                Tutto saprete.
200Preparate monete,
 preparate di far quel che dirò
 e la parola mia manterrò.
 
    Un po’ di moneta,
 un poco di ingegno
205spendete, m’impegno,
 fidatevi a me.
 E ben che c’è?
 
    Che poca creanza! (A Cecco)
 Sentite; direte
210che speri Flaminia,
 che soffra Lisetta,
 che solo ci vuole
 un po’ di pacienza.
 Ma che impertinenza.
215Tirati in là, (A Cecco)
 m’avete capito
 l’affar così sta.