Il mondo della luna, Londra, Woodfall, 1760

 SCENA II
 
 ECLITTICO, ERNESTO e CECCO
 
 ERNESTO
 Amico, vi son schiavo.
 ECLITTICO
 Servo, signor Ernesto.
 CECCO
                                           Riverisco
 il signor segretario della luna.
 ECLITTICO
 Sei pazzo e tal morrai.
 ERNESTO
                                           Veduto uscire
105ho dalla vostra casa
 il signor Buonafede; è vostro amico?
 ECLITTICO
 Amico ed amicone
 della mia strepitosa professione.
 ERNESTO
 Egli ha una bella figlia.
 ECLITTICO
                                             Anzi ne ha due.
 CECCO
110Anzi rassembra a me
 che colla cameriera n’abbia tre.
 ERNESTO
 Son di Flaminia amante.
 ECLITTICO
 Ed io Clarice adoro.
 CECCO
 Per Lisetta ancor io spasimo e moro.
 ECLITTICO
115Corrisponde Flaminia all’amor vostro?
 ERNESTO
 M’ama con tutto il cor.
 CECCO
                                            La mia Lisetta
 per le bellezze mie pare impazzita.
 ECLITTICO
 E Clarice è di me pur invaghita.
 Ditemi, vogliam noi
120rapirle a questo pazzo.
 ERNESTO
                                            Il ciel volesse!
 ECLITTICO
 Secondatemi dunque e non temete.
 CECCO
 Oh bravo!
 ERNESTO
                      E come mai?
 ECLITTICO
                                                Tutto saprete.
 Preparate monete,
 preparate di far quel che dirò
125e la parola mia vi manterrò. (Parte)
 ERNESTO
 Vado in questo momento
 denaro a proveder. Tu va’, m’attendi
 d’Eclittico all’albergo, ove dimani,
 mercé il di lui talento,
130spero che l’amor mio sarà contento.
 
    Amor dal petto
 mi trasse il core;
 un dolce affetto,
 un bell’ardore
135mi riempie l’anima,
 m’infiamma il sen.
 
    Deh non m’inganni
 la mia speranza;
 i crudi affanni
140dell’incostanza
 deh non m’aspergano
 di rio velen.
 
 CECCO
 Qualche volta il padrone mi fa ridere;
 ei segue il mondo stolido,
145cambia alle cose il termine
 e il nome cambia bene spesso agli uomini.
 Per esempio ad Eclittico
 si dice uom sagacissimo;
 e pure è un impostore perfettissimo.
 
150   Mi fanno ridere
 quelli che credono
 che quel che vedono
 sia verità.