Il mondo della luna, San Pietroburgo, 1758

 SCENA V
 
 ERNESTO e CECCO
 
 CECCO
210Costui dovrebbe al certo
 esser ricco sfondato.
 ERNESTO
                                        E a che motivo?
 CECCO
 Perché a far il mezzano
 egli non ha difficoltade alcuna.
 Ed è questo un mestier che fa fortuna.
 ERNESTO
215Tu dici male; Ecclitico è sagace.
 E se in ciò noi compiace
 il fa perché Clarice ei spera e l’ama.
 CECCO
 Ho inteso, ho inteso. Ei brama
 render contenti i desideri suoi
220e vuol far il piacer pagar a noi.
 ERNESTO
 Orsù, taci e rammenta
 chi son io, chi sei tu.
 CECCO
 Per cent’anni, padron, non parlo più.
 ERNESTO
 Vado in questo momento
225denaro a proveder. Tu va’, m’attenda
 d’Ecclitico all’albergo, ove domani,
 mercé il di lui talento,
 spero che l’amor mio sarà contento.
 
    Begl’occhi vezzosi
230dell’idolo amato
 brillate amorosi,
 sperate che il fato
 cangiar si dovrà.
 
    Bei labbri ridenti
235del viso che adoro,
 sarete contenti
 che il nostro ristoro
 lontan non sarà.