Griselda, Venezia, Rossetti, 1735

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 GRISELDA
 
 
    Drama per musica da rappresentarsi nel teatro Grimani di San Samuel nella fiera dell’ascensione l’anno 1735, dedicato a sua eccellenza il signor don Federigo Valignani, marchese di Cepagatti.
    In Venezia, MDCCXXXV, appresso Marino Rossetti, con licenza de’ superiori.
 
 Eccellenza,
    due sono gli efficaci motivi che m’inducono a dedicare a vostra eccellenza il presente dramma. Uno la cognizione ch’io tengo del vostro gran merito. L’altro il desiderio che nutro di far pubblico il profondo rispetto che le professo. Io però per servire alla vostra modestia, tralasciar voglio la solita usanza di far elogi e non dediche. Perloché basterà (per far vedere qual nome siasi il vostro) solamente accennare che la nobiltà della famiglia Valignani non v’è dubbio essere antichissima e del regal sangue normano, come discendente da Dragone di Loritello, poiché Diomede Valignani fu suo figliuolo e questi nel 1120 possedeva il castello Valignano donde prese il cognome questa famiglia, la quale nel decorso di più secoli ebbe eroi distintissimi, non meno nel militare che nel politico, e sopra tutto rilusse per insigni dignità ecclesiastiche che furono appoggiate a’ loro meriti, come dell’arcivescovado di Tessalonica e dell’arcivescovado di Chieti. Ebbe parentadi nobilissimi, congiungendosi colle più cospicue famiglie d’Europa e spezialmente alla famiglia antica de’ Conti romana. Siccome a’ tempi nostri si vide strettamente congiunta con quella d’Innocenzio XIII Conti, della stessa antica famiglia del famoso e rinomato gran pontifice Innocenzio III. Ebbe uomini litteratissimi, la cui gloria emulando ed i cui vestiggi calcando vostra eccellenza ha dati saggi ben chiari quanto nell’istoria, poesia ed altre scienze siete eminente; e le opere vostre che illustrano le stampe ne rendono ben chiare testimonianze, marcando per suo splendore l’Arcadia il vostro nome con quello di Nivalgo Aliarteo. Ma ciò che a fatica potrebbon narrare le storie, malamente nel giro di picciol foglio, senz’avvedermene, vo raccogliendo. Quindi senz’altro dire mi restringo nel supplicarvi ad accettare il picciol dono colla grandezza dell’animo vostro gentile, innanti al quale umilmente inchinandomi, mi do l’onore di sottoscrivermi di vostra eccellenza devotissimo, obbligatissimo ed umilissimo servidore.
 
    Domenico Lalli
 
 
 ARGOMENTO
 
    Gualtiero (intitolato nel drama re di Tassaglia, per maggior nobiltà della scena, tutto che nella storia altro egli non fosse che marchese di Saluzzo) invaghitosi d’una semplice pastorella per nome Griselda da lui veduta più volte in occasione della caccia, la prese in moglie, non potendo altrimente espugnare la di lei virtù né sodisfare al suo amore. Un sì disugual matrimonio diede a’ popoli occasione di momorarne e dopo la nascita d’una fanciulla, primo frutto di queste nozze, sarebbero passati a qualche sollevazione, se il re non l’avesse ripressa, facendo credere di aver fatta morire la figlia chiamata Costanza, di nascosto inviandola ad un principe suo amico in Atene, perché la educasse segretamente. Era già arrivata all’età di quindici anni Costanza, senza che ella ed altri fuori di Gualtiero e del principe sapesse la vera condizione della sua nascita, che tutta volta il principe pubblicamente diceva non esser men che reale. Aveva il sudetto principe amico, di due figli, il primo chiamato Roberto, l’altro Corrado; ma fra questi Roberto solo con la principessa Costanza se ne givano avanzando assieme con gli anni una reciproca corrispondenza d’amore, la quale approvata veniva con tacito consenso dal principe padre. Ma alfine ridotto questo all’ultimo periodo della sua vita, al minor figlio Corrado il segreto della real nascita di Costanza solamente lasciò palese, imponendogli con vigoroso divieto il discoprimento di quello. In questo mentre, nacque un altro fanciullo a Griselda e tornando allora i popoli ad una nuova sollevazione, istigati da Ottone nobilissimo cavallier del regno, che era invaghito della regina, Gualtiero volle por fine a tali disordini con la finzione di ripudiare Griselda e ritrovarsi altra sposa. Tanto fece, scrisse a Corrado che gli conducesse Costanza in qualità di sua moglie, intimò a Griselda il ripudio, la rimandò alle sue selve ed ella sofferse il tutto con una fortezza assai più che donnesca. I finti rigori di Gualtiero e le vere persecuzioni di Ottone, che in tali disgrazie di Griselda si va adulando di poter ottenerla per moglie, fanno tutto l’intreccio della favola, con quelli avvenimenti che per entro vi si ravisano.
    La scena si finge in Larmirio città della Tessaglia.
 
 
 ATTORI
 
 GUALTIERO re di Tessaglia
 (il signor Gregorio Balbi, virtuoso di sua altezza reale il signor granduca di Toscana)
 GRISELDA sua moglie
 (la signora Anna Girò)
 COSTANZA principessa loro figlia non conosciuta dalla madre, amante di Roberto
 (la signora Margherita Giacomazzi)
 ROBERTO principe di Atene suo amante
 (il signor Gaetano Valletta, virtuoso di camera di sua altezza reale il signor granduca di Toscana)
 OTTONE cavalier di Tessaglia
 (il signor Lorenzo Saletti, virtuoso di sua altezza la serenissima prencipessa Eleonora Gonzaga di Toscana)
 CORRADO fratello di Roberto, amico di Gualtiero
 (la signora Elisabetta Gasparini)
 EVERARDO figlio di Gualtiero e Griselda, che non parla
 
    La musica del signor don Antonio Vivaldi, maestro di capella di sua altezza reale il duca di Lorena e di sua altezza serenissima il principe Filippo, langravio d’Assia Darmistat. Li balli sono d’invenzione e direzione del signor Francesco Aquilante.
 
 
 MUTAZIONI DI SCENE
 
    Atto primo: luogo magnifico della reggia destinato alle publiche udienze.
    Atto secondo: appartamenti reali; campagna con veduta di una capanna da un lato della medesima.
    Atto terzo: camere di Costanza; attrio maestoso nella reggia destinato alle nozze.
    Le sudette scene sono d’invenzione e direzione del signor Tomaso Cassani Bugoni. Il vestiario è del signor Nadal Canciani.