Metrica: interrogazione
174 tronchi in I volponi Venezia, Zatta, 1794  (pezzi chiusi) 
gli amoretti fra gli astri brillar.
se la sposa vedete arrivar.
vengan ambi la sposa a scortar.
vengan ambi la sposa a scortar.
no, non mi può turbar. (Parte)
«Mamma, mamma» e vuol poppar.
e a digiun convien restar.
Quando mangio, vuo’ mangiar. (Parte)
del bravo schermitor. (Parte)
e che la stringa al sen. (Lo abbraccia per forza e parte. Durante quest’aria Tolomello s’impazienta e vorrebbe farlo partire ed egli insiste e lo carica di ringraziamenti)
sino alle ceneri ti voglio amar».
La moglie seccami, vorrei cangiar».
vi saprà mortificar. (Parte)
ah mi sento le gote infiammar.
che gl’insulti saprò vendicar. (Parte)
si fan noto il loro ardor.
ci, ci, ciò, mio dolce amor.
fa palese il proprio ardor
be, be, be, mio dolce amor.
co, co, de, mio dolce amor.
han ferito il di lui cor. (Accenna Girardino)
ma ho un pochino di rossor). (Da sé)
Rispondete a un vero amor.
E non merto un tanto onor.
della piaga e dell’ardor.
di svegliarvi avrò l’onor.
che mi unisco anch’io con lor.
(Fosse vero!... Ma ho timor). (Da sé)
   (Voi vedete quel ch’io fo;
vostro amico e protettor). (Piano a Lisetta)
(Obbligata dell’onor). (A Tolomello e seguono a parlar piano)
Tolomello è mentitor). (Piano a Girardino)
non può rendersi maggior.
e che schiatti l’impostor.
non può rendersi maggior.
chi più bello sia di me. (Parte)
Cedo a chi merita tanta beltà.
perché sull’albero montar non sa.
Oh sì, lo merita tanta bontà. (Burlando fra loro)
Ciascun di loro mel pagherà). (Parte)
E poi lacci senza fin. (Parte)
   Sperar posso che sarà?
Oh che grazia! Oh che bontà!
(Speri pur, se n’avedrà).
meglio è d’alcuno non si fidar.
si lascierebbero... tutte ingannar.
parmi a proposito di farlo andar. (Parte)
d’un vano poter. (Va per partire ed incontra Tolomello e Girardino)
or più nol posso far. (Parte)
voler bene e sopportar. (Vuol partire ed incontra Girardino)
dureront pour vous à jammais.
qui d’un trait perça mon coeur.
j’obéis au dieu d’amour, (A tutte due)
je vous aîme, tour à tour.
l’ha nutrio e l’ha arlevà.
xe più forti e meggio i tra.
Che disgrazia! Che pietà! (Fingendo compassione)
s’ei resta qua). (Piano a Fabrizio e a Lisetta)
   Che disgrazia! Che pietà!
tutto ancora è oscurità. (Con riflessione, con vivacità)
zitto, zitto, lasciateli far.
chi è più bravo contento sarà.
(E far quel che s’ha da far). (Fra loro)
Io non voglio mormorar. (Parte)
   Ah quel ma! Ah quel ma!...
Maledetto sia quel ma. (Parte)
Che ci pensi il dio d’amor.
Non si strugga il nostro cor.
Che ci pensi il dio d’amor.
se per guida avrai l’onor».
Che ci pensi il dio d’amor.
La deste a me? (A Tolomello)
(Che ciascun pensi per sé). (Da sé)
Ed io sono un uom d’onor. (Pavoneggiandosi)
quel che accadde a quel meschin.
sappia ognuno il suo destin.
Grazia, grazia. (Al marchese)
                              Si farà.
la schiettezza e l’onestà.
la schiettezza e l’onestà.

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