Metrica: interrogazione
226 ottonari in Li uccellatori Venezia, Fenzo, 1759 
   Senza padre e senza madre
mi potrebbe consolar. (Parte)
   Cominciato ho a far l’amore
se dicean: «Vuoi tu marito!»
rispondeva: «Tignortì. (Imita i bambini)
«Dello sposo che vuoi far?»
   Palpitare il cor mi sento,
   Può finire il mio tormento,
superare, oh dio! non so. (Parte)
   Zitto zitto, non parlate,
tutt’intorno a lui s’aggira
   Due e tre cinque e quattro nove.
(Doveria toccare a me). (Da sé)
   Non va bene, non va bene. (Tutti pensano)
Ritorniamo a principiar. (In questo escono Roccolina e Mariannina)
una burla vorrei far. (Tornano a gettar le dita, Cecco getta quattro, Toniolo uno, Pierotto tre, principia da Toniolo, poi da Cecco, poi da lui)
   Quattro e un cinque e tre fa otto.
Uno o due... Me n’ho avveduto,
Ritorniamo a principiar. (Pensano come sopra)
   Sin che sono attenti al gioco
vo’ appressarmi a poco a poco
   Vengo anch’io; ma fate piano,
io vi vengo ad aiutar. (Roccolina prende li cesti, due li passa in mano di Mariannina ed il terzo lo tiene per sé, poi si ritirano)
                         Contate bene.
Uno e due. (Li tre gettano le dita)
                       Non mi conviene.
Tralasciamo di giocar. (S’alzano)
   Voglio andar dalla mia bella
Chi l’ha preso? (Cercando il cesto)
                               Dov’è andato?
   Oh che gusto, oh che piacere
Questi frutti son per me. (Trova dei frutti nel cesto)
questi fiori son pur belli. (Nel cesto trova dei fiori)
una calda polentina. (Trova nel cesto una polenta)
mi vogl’io raccomandar. (Alla contessa)
   Vi ringrazio, non li accetto,
vi potete approffittar. (Toniolo fa una riverenza e parte)
   Mia signora io vi presento
quattro quaglie ed un quagliotto
   Io non sdegno il dono vostro
ma di lui non so che far. (Pierotto parte con una riverenza)
   Se non fosse troppo ardire
   Ah Cecchino mio grazioso,
   No tacer non voglio più,
   Guarda guarda. (Gridando)
                                   Cos’è stato?
                                  Che cos’è.
   Ho veduto che l’ingrato
e vi vuole moschettar. (Parte)
   Ho veduto che il briccone
preso ha in mano un cortellone
che vi vuole trapolar. (Parte)
che vi vuol precipitar. (Parte)
   Questo schioppo su pigliate.
   Sti buletti, sti bravazzi, (Verso Pierotto)
   Son le donne come i gatt,
   Le von sempre dir de sì,
   L’error mio non mi spaventa
   Ah signor pietà, giustizia.
Quel ch’è giusto si ha da far.
                          Non lo so dire.
                            È questo mondo.
                          (Non lo vo’ dire).
                        (Non gli rispondo).
                       Son qua signore.
                          Io son Cecchino.
                          È per amore.
                          È Roccolina.
   Voi per ora non ci entrate.
                              Non l’intendo.
   Vada a monte il tribunale.
   Vedi là quel bambozzetto
   ma s’ei sente un po’ di gente
pensan l’altre d’inalzarsi
   Io vi parlo franco e sciolto,
   Se mi rendi il primo amante,
   Se sprezzai le tue catene,
perché accesa d’altro oggetto,
   Vo’ lasciar ogn’altra caccia
                               Sì ti credo.
Ma che vedo? Quant’uccelli? (Fingendo di vedere uccelli)
nella rete trapolar. (Guardando intorno e fingendo con li fischi di richiamo; e lascia Roccolina e va alla rete)
   Maledetto, te l’ho detto
                              Oh che imbroglio!
                                Dove sono? (Guardando come sopra)
                      Via perdono.

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