Metrica: interrogazione
46 quinari doppi in Amor contadino Venezia, Fenzo, 1760 
   Voglio filare, (Filando) vo’ lavorare;
e voglio fare quel che mi pare.
   Non voglio amare, mi vo’ spassare,
voglio cantare, voglio ballare,
lasciami stare, non son per te.
   Mi fanno ridere le cittadine
quando disprezzano le contadine.
Che cosa siete di più di noi?
Abbiamo gli occhi, la bocca e il naso
e tutto quello che vien dal caso
non vi dà merito, non è virtù.
   Povero padre! Povera figlia!
Chi mi soccorre? Chi mi consiglia?
Solo col pianto sfogo il tormento.
Ah che mi sento frangere il cor.
   Ah ch’è smarrita la sorellina.
Ah che mi dolgo con più ragione,
s’io fui cagione del suo dolor.
   Ah che la Lena più non si trova.
Chiamar non serve, cercar non giova.
Il sole è smorto, la sera imbruna
e nuova alcuna non s’ebbe ancor.
   Son contentissimo, ve lo prottesto
quando al mio prossimo posso giovar.
   Se il cielo provido ci dà del bene
   Pacificatevi e poi sposatevi
   Tutte le leggi, tutti i dottori,
tutti i villani, tutti i signori,
   Oh cosa sento! Cosa diranno
tutte le leggi, tutti i dottori,
tutti i villani, tutti i signori,
s’io non capisco queste ragioni?
Tutto vo’ fare quel che convien.
                                  Sono con te.
Gioia maggiore no che non c’è.

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