Metrica: interrogazione
84 decasillabi in Il talismano Milano, Bianchi, 1779 
   Se noi diamo la buona ventura,
che ci paghino è giusto dover,
non perché sia la cosa sicura
ma perché la speranza è un piacer.
   Se il presagio da noi s’indovina,
si dà credito al nostro saper;
se la sorte altrimenti destina,
non è colpa del nostro mestier.
   Colla scorta d’un ben sì prezioso
un’armata affrontare saprei.
Ah Lindoro non siate geloso,
questo ben non è in lei ma con lei
ed è un ben che comune sarà.
   Io lo vedo, lo tocco, l’intendo,
dispiacervi perciò non pretendo.
Caro pegno, che ardire mi dà!
Poverino mi fate pietà. (Parte)
   Poverin, poverin, poverino! (Piangente)
Ho veduto, ho veduto il meschino
in prigione, carpone, cacciato.
Ahi ahi ahi, che gran crudeltà!
Ahi, che male, che male mi fa!
Ahi ahi ahi, che gran crudeltà.
   Qual motivo gioiosi vi fa?
Ahi ahi ahi, che gran crudeltà!
Ahi, che male, che male mi fa!
Ahi ahi ahi, che gran crudeltà. (Fingendo con affettazione)
   Troverete in moltissime storie
le memorie di tali accidenti;
mille volte i figliuoli, i parenti
si son visti in tal guisa arrivar.
   Quel che piace si ascolta, si crede
e si vede trionfar l’impostura
ma in difetto d’amor, di natura,
l’amor proprio si può soddisfar. (Parte)
   Mi pareva dormendo e sognando
di veder di pastori in un coro
il mio bene, il mio caro Lindoro
invitarmi a danzare e a cantar.
   Quando veggio d’amori uno stuolo
che m’innalza, che portami a volo
mi pareva... ed ancora mi par...
Ah Perillo mi venne a svegliar. (Parte)
   Se uno zingano indemoniato
dalla carcere ti ha liberato,
   Una spada, una tasca, un fucile,
stivaletti, tracolla e coccarda,
baionetta, spuntone, alabarda.
Altolà, tupetù, chi va là? (Imita lo strepito dell’armi da fuoco)
   «Oh, son ricco, mio padre ha lasciati
campi, case, castella, città».
   Il mio cuore è una rocca, uno scoglio
che l’orgoglio non teme dell’onde.
Freme il mare e d’intorno alle sponde
veggio un stuol d’amoretti scherzar.
   Mi deride? Non sa, non m’intende,
non comprende le gioie d’amore.
Mi minaccia? D’un aspro livore
la bellezza mi può consolar. (Parte)
   Vado, addio, se veggio l’amica,
che volete per voi ch’io le dica?
Le direte ch’io peno per lei.
                      Ma per voi... non saprei...
Dell’amore qual pro? Qual costrutto?
Tutto spero e da voi voglio tutto.
                             E se questo avverrà
   Presto, presto, tabacco, tabacco. (Si alzano ambedue e vanno ad offrire tabacco a tutti e tutti accettano)
   Ahi ahi ahi, che gran crudeltà.
   Ahi ahi ahi, che gran crudeltà.

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