La fiera di Sinigaglia, Roma, Grossi, 1760

Vignetta Frontespizio
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera nella locanda.
 
 Il CONTE e LISAURA vengono uno per parte
 
 il Conte
 
    O fortuna disgraziata!
 Tu vuoi farmi delirar.
 
 Lisaura
 
    Oh meschina sfortunata!
1240Son vicina a disperar.
 
 a due
 
    Nel mio stato sventurato
 che ho da dire e che ho da far?
 
 Lisaura
 Signore a quel che io sento,
 voi pur vi lamentate.
 il Conte
1245Non vengono l’entrate,
 ci rubbano i fattori
 e noialtri signori,
 che sostener dobbiamo
 il magnifico grado ed autorevole,
1250qualche volta ci manca il bisognevole.
 Lisaura
 Io pur che nata sono
 con qualche nobiltà...
 il Conte
                                         Siete voi pure
 del nobile fregiata almo decoro?
 Ah! Che la nobiltade è un gran tesoro.
 Lisaura
1255È ver, ma all’occasione
 per mangiar poco vale.
 il Conte
                                            Gl’ignoranti
 che non san cosa sia la nobiltà
 non vogliono di noi sentir pietà.
 Lisaura
 Anch’io dal signor conte
1260qualche aiuto sperai.
 Ma non può sovvenirmi e m’ingannai.
 il Conte
 Se il lustro del mio sangue
 vi può giovar, ve l’offerisco in dono.
 Un cavaliere io sono
1265grande, illustre, famoso, e se le prove
 di vostra nobiltà voi mi darete,
 forse dell’amor mio degna sarete.
 (Bramo avere una sposa ad ogni patto,
 s’è nobile davver faccio il contratto). (Da sé)
 Lisaura
1270(Si vedrebbe, s’ei fosse mio marito,
 maritarsi la fame all’appetito). (Da sé)
 il Conte
 Su via, quai prove avete
 del sangue signoril che voi vantate?
 Lisaura
 Eccole qui, mirate,
1275i recapiti miei signor son questi.
 I fogli ch’or vi mostro (Dandogli alcuni fogli)
 son tutti autenticati
 e i miei fregi son veri e son provati.
 il Conte
 Il vostro genitore
1280nobile di Frascati? (Leggendo)
 Lisaura
                                      Sì signore.
 il Conte
 La vostra genitrice,
 per quel che qui si dice,
 fu dama riminese
 ed io son pesarese,
1285la nostra nobiltà
 aver potrebbe qualche affinità.
 Lisaura
 Ne avrei maggior contento.
 il Conte
 Cospetto! Cosa sento?
 L’avolo vostro, il conte Calandrino,
1290fu del mio genitor fratel cugino.
 Lisaura
 Dunque parenti siam?
 il Conte
                                            Sì, siam parenti.
 Lisaura
 Si vede in verità,
 poiché abbiamo le stesse facoltà.
 il Conte
 Ah la ragion del sangue
1295moltiplica il desio
 per voi nel seno mio. Sì, mio tesoro,
 vi venero e vi adoro; ah se volete,
 la sposa mia voi siete e il mondo avrà
 nei figli nostri il fior di nobiltà.
 
1300   Idolo mio diletto,
 sento scaldarmi il petto
 dal più sincero amor.
 
 Lisaura
 
    Se un’infelice amate,
 scopo di stelle ingrate,
1305vi offro la destra e il cor.
 
 il Conte
 
    Sì, voi sarete mia.
 
 Lisaura
 
 Ma poi di noi che fia?
 
 il Conte
 
 Deh non mi tormentate.
 
 Lisaura
 
 Deh all’avvenir pensate.
 
 a due
 
1310Che barbaro tormento!
 Ah lacerar mi sento
 dal mio crudel rossor.
 
 Conte
 
    Cara.
 
 Lisaura
 
                 Mio bene.
 
 a due
 
                                      Oh dio!
 Idolo del cor mio,
1315siamo del fato in ira;
 quel che il mio cor sospira
 non so sperare ancor. (Partono)
 
 SCENA II
 
 GIACINTA e GRIFFO e ORAZIO travestito come prima
 
 Griffo
 Non temete niente,
 venite francamente;
1320già siete sconosciuto
 ed io sono qui pronto in vostro aiuto.
 Giacinta
 Oh caro signor Griffo,
 anch’io vel raccomando.
 Orazio
                                              Parmi sempre
 aver dietro alle spalle
1325spie, sbirri, insidiatori;
 mi accompagnan per tutto i miei timori.
 Griffo
 Per or non vi è pericolo.
 Coi creditori vostri
 ho preso tempo e fino a questa sera
1330sul finir della fiera
 ad aspettar son pronti
 che lor siano da voi saldati i conti.
 Orazio
 Come li salderò,
 se denari e se robba or più non ho?
 Griffo
1335Lasciate fare a me; trovar io spero
 la via per cui possiate
 uscir dal labirinto;
 son per impegno ad aiutarvi accinto.
 Giacinta
 Gran testa è quella al certo;
1340meriterebbe fra gli astuti il serto.
 Orazio
 Se Prospero volesse
 mi potrebbe giovar; ma è un avarone.
 Griffo
 Con vostra permissione
 aspettate ch’io torno.
1345Poco vi manca a terminare il giorno.
 
    Degli amici sono amico,
 quel ch’io faccio, quel ch’io dico
 lo fo sempre di buon cor.
 E quest’altra gioia bella
1350qualche cosa merta anch’ella
 e per lei m’impegno ancor.
 
    Non vi venga in fantasia
 di provare gelosia, (Ad Orazio)
 qualche premio so ch’io merto,
1355potrei fare il bell’umor.
 Ma son troppo di buon cor. (Parte)
 
 SCENA III
 
 GIACINTA ed ORAZIO
 
 Orazio
 Griffo è un gran galantuom.
 Giacinta
                                                     Se vi chiedesse
 per premio a sue fatiche
 che a lui voi mi cedeste,
1360ditemi, Orazio mio, cosa fareste?
 Orazio
 Non lo so in verità;
 troppo alla sua bontà sono obligato.
 Giacinta
 Sì, gli sarete grato
 cedendogli il mio cor placidamente.
1365Io non feci niente
 sciagurato per voi?
 Orazio
                                      Faceste assai
 e vi prometto non lasciarvi mai.
 Giacinta
 Ma pur, se si trattasse
 o d’andare in prigione o abbandonarmi?
 Orazio
1370Voi volete tentarmi
 ed io risponderò:
 «Prigion, signora no».
 Giacinta
                                           Sì, vi ho capito.
 Questo è dunque l’amor che per me avete.
 Andate pur, che un perfido voi sete.
 
1375   Povere femmine,
 chi sente gl’uomini,
 noi siam le barbare,
 senza pietà.
 Essi c’ingannano
1380crudeli e perfidi
 e poi ci accusano
 d’infedeltà.
 
    Ma che ingiustizia!
 Che crudeltà!
1385Maggior malizia,
 no, non si dà.
 Noi siam le misere
 che tutto credono,
 da voi succedono
1390le falsità. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 ORAZIO solo
 
 Orazio
 Oh cospetto di Bacco!
 Pretendono le donne
 che sagrifichi l’uom per la beltà
 vita, robba, danari e libertà?
1395Robba e danar purtroppo
 per donne ho consumato
 ma se mi trovo in stato
 di bilanciar la libertà, l’amore,
 sento che dice il core:
1400«Pria che stare in prigione una mezz’ora
 vadan tutte le donne alla buonora».
 
    Non è ch’io sprezzi
 di donna i vezzi.
 Le donne belle
1405mi sono care
 ma non son rare
 nei nostri dì.
 
    Perduta quella,
 si trova questa.
1410Perduta questa,
 l’altra si trova;
 per me mi giova
 di far così.
 
    Giovani amanti
1415che mi ascoltate,
 se l’approvate
 dite di sì. (Parte)
 
 SCENA V
 
 PROSPERO e GRIFFO collo scrigno sotto
 
 Griffo
 Ma che diavolo avete?
 Camminar non potete?
 Prospero
                                             Vado adagio,
1420perché sono negl’anni un po’ avanzato
 e poi per lo timor sono sfiatato.
 Griffo
 Cosa avete là sotto?
 Prospero
                                      Il fazzoletto.
 Griffo
 Lo tenete sì stretto?
 Prospero
                                       Non vorrei
 che rubbato mi fosse.
 Griffo
                                          E pesa tanto?
 Prospero
1425Pesa così, perché il bagnai col pianto.
 Griffo
 Voi dite delle inezie
 da narrar ai bambini.
 Siete fuori di voi per i quattrini.
 Prospero
 Io quattrini non ho. (Nel muoversi gli cade lo scrigno)
 Griffo
                                        Quello cos’è?
 Prospero
1430Oh poverino me! (Si getta in terra per coprir lo scrigno)
 Griffo
 Lo scrigno vi è scappato.
 Prospero
 Cosa dite di scrigno? Io son cascato.
 Griffo
 Orsù, in poche parole
 pensate a risarcire
1435Orazio che da voi fu assassinato
 o, vel protesto, quello scrigno è andato.
 Prospero
 Povero scrigno mio.
 Griffo
                                       Se vi fidate,
 farò che accommodiate
 la faccenda con poco e sparmierete
1440le spese al tribunale.
 Prospero
 E quanto ci vorrebbe? Ahi mi vien male.
 Griffo
 Via, con ducento scudi
 io ve l’aggiusterò.
 Prospero
 Non veggo lume. Dove sia non so.
 Griffo
1445Sento gente. Ecco i sbirri.
 Prospero
                                                 Ohimè. Tenete.
 Dentro di questa borsa
 vi son cento zecchini.
 Non mi fate morir, ladri, assassini.
 Griffo
 Via fatevi coraggio;
1450tutto accomoderò.
 Colla nuova felice io tornerò.
 Prospero
 Datemi il mio danaro.
 Griffo
                                           Oibò, pensate
 a conservar la libertà e la vita.
 Prospero
 Ah, che per me è finita.
1455Sento ch’io sudo e peno.
 La borsa vota riportate almeno.
 Griffo
 Sì sì, la porterò. (Con questi scudi
 d’Orazio i creditori
 forse accommoderò. Col mio talento
1460cercherò che ciascun parta contento). (Parte)
 
 SCENA VI
 
 PROSPERO, poi LESBINA
 
 Prospero
 Ah Griffo traditore!
 Mi ha portato via il core. Il mio orologio. (Furiosamente incontrando Lesbina)
 Lesbina
 
    Piano, piano, mio signore,
 che son femina onorata
1465e l’avete già provata
 la mia bella fedeltà.
 
 Eccola qui la mostra,
 io non voglio rapir la robba vostra.
 Anzi per lo contrario,
1470ho tanto amor per voi che voglio darvi
 prova di quell’affetto
 che sincero per voi rinchiudo in petto.
 Prospero
 Non so che cosa fare
 di quest’amor sguaiato,
1475son da tutte le parti assassinato.
 Lesbina
 (Vo’ procurar l’avaro
 di pigliar per la gola). Signor Prospero,
 voi non mi conoscete.
 Prospero
 Voi pur desio di scorticarmi avete.
 Lesbina
1480V’ingannate, signor, mi piange il core
 vedervi in questo stato,
 tradito, assassinato
 e, quel che rende il caso vostro amaro,
 ridotto in povertà senza danaro.
 Prospero
1485È ver, non ho un quattrino.
 Lesbina
 Uh! Povero meschino
 merita qualche aiuto.
 Ero in qualche trattato
 di vendere il negozio
1490di caffè e cioccolata.
 L’occasione ho abbracciata;
 ho concluso l’affar come ho potuto
 ed il mio capitale ho già venduto.
 Prospero
 Il danaro dov’è?
 Lesbina
                                 Lo porto meco.
 Prospero
1495Quanta somma sarà?
 Lesbina
                                          Duecento scudi.
 Prospero
 (Ah mi darian la vita e riparato
 il danaro saria che mi han levato).
 Lesbina
 Se voi foste in bisogno...
 Prospero
                                               Cosa dite,
 sono in necessità.
 Lesbina
                                   Ve li esibisco.
 Prospero
1500Sì, Lesbina, li accetto e li aggradisco,
 dateli qui.
 Lesbina
                      Ma piano,
 se li do a voi, che resterà per me?
 Prospero
 Ritornerete a vendere il caffè.
 Lesbina
 Ma senza capitale!...
 Prospero
1505Eh già me lo pensai, vuol finir male.
 Lesbina
 Anzi finirà bene.
 Basta che voi vogliate
 fare una sola cosa.
 Prospero
 E che cosa ho da far?
 Lesbina
                                         Prendermi in sposa.
 Prospero
1510Sposa?
 Lesbina
                 Voi non avete
 nessun che vi governi. Io senza paga
 vi servirò, signore,
 da moglie, da massara e servitore.
 So filar, so cucire,
1515so tener la scrittura e lavo i piatti,
 so cucinare e non mi offende il foco
 e vedrete signor ch’io mangio poco.
 Prospero
 Se tutto quel che dite
 fosse la verità...
 Lesbina
                               Ve lo protesto.
 Prospero
1520Dove sono i quattrini.
 Lesbina
                                           Eccoli; a voi (Mostra una borsa)
 senza difficoltà li donerò.
 Mi sposerete poi?
 Prospero
                                    Ci penserò.
 Lesbina
 
    Quel ch’io tengo e quel ch’io sono
 tutto è vostro, o mio signor,
1525del danar vi faccio un dono
 e con lui vi dono il cor.
 
 Prospero
 
    Il denar contento accetto
 e son grato al vostro amor;
 ma sposarvi non prometto
1530e ci vuo’ pensar ancor.
 
 a due
 
    Cosa dite? Che vi pare?
 Mi potete consolare;
 ma non cessa il mio timor.
 
 Prospero
 
    Se vi prendo, che farete?
 
 Lesbina
 
1535Tutto quel che voi vorrete.
 
 Prospero
 
 Ritornate a replicare
 quel che voi sapete fare.
 
 Lesbina
 
 Lavorare, cucinare,
 scriver lettere e copiare
1540ed andar di qua e di là.
 
 Prospero
 
    Tutto questo va benissimo.
 E mangiar?
 
 Lesbina
 
                         Mangio pochissimo.
 
 Prospero
 
 Questa è grande abilità.
 
    I quattrini dove sono?
 
 Lesbina
 
1545Sono pronti. (Mostra la borsa)
 
 Prospero
 
                           Date qua.
 
 Lesbina
 
 Ma, domandovi perdono,
 e la man quando verrà?
 
 Prospero
 
    La mia mano?
 
 Lesbina
 
                                 Signorsì.
 
 Prospero
 
 Il danaro?
 
 Lesbina
 
                      Eccolo qui.
 
 Prospero
 
1550(Dar la man mi converrà).
 
 Lesbina
 
 (L’avaraccio cascherà).
 
 Prospero
 
    Mia sposina.
 
 Lesbina
 
                              Sposo caro,
 qua la mano. (Chiedendogliela)
 
 Prospero
 
                            Qua il danaro. (Chiedendogli la borsa)
 
 Lesbina, Prospero a due
 
 (Trappolarmi non potrà).
 
 Lesbina
 
1555   Ecco la borsa.
 
 Prospero
 
 Ecco la destra,
 non la tenete.
 
 Lesbina
 
 Non ritirate.
 
 Prospero
 
 Non mi credete?
 
 Lesbina
 
1560Non vi fidate?
 
 a due
 
 Non son capace
 d’infedeltà.
 
 Prospero
 
    Questa è la mano.
 
 Lesbina
 
 Questa è la borsa.
 
 Prospero
 
1565Dolce danaro!
 
 Lesbina
 
 Sposo mio caro.
 
 a due
 
 Per te il mio core
 lieto si fa.
 
    Giubilo in petto
1570per il diletto;
 sì mio tesoro,
 ti amo, ti adoro.
 Il mio contento
 pari non ha. (Partono)
 
 SCENA VII
 
 Veduta della fiera dalla parte della marina.
 
 Il CONTE e LISAURA
 
 Lisaura
1575Tant’è marito mio, par che la sorte
 cominci a favorirci. In questo foglio
 mi scrive un mio cugino
 ch’è morto un ricco cavalier mio zio
 e che l’erede universal son io.
 il Conte
1580Presto a Rimini andiamo,
 non per l’avidità
 di vostra eredità ma per supplire
 con splendidezze al grado nostro eguali
 alla sontuosità de’ funerali.
 
 SCENA VIII
 
 GRIFFO, ORAZIO, GIACINTA e detti
 
 Griffo
1585Sì, coi ducento scudi,
 giustamente all’avaro
 per il vostro coton di man levati,
 i creditori vostri ho accommodati.
 Orazio
 Oh Griffo benedetto!
1590Voi mi deste la vita. In ricompensa
 di quel che avete fatto,
 vi darò un ferraiolo di scarlatto.
 Griffo
 Ed io l’accetterò, che ne ho bisogno,
 e di onesta mercé non mi vergogno.
 Orazio
1595Or voglio immantinente
 dispormi al partir mio.
 Giacinta
 Voglio venire anch’io.
 Orazio
                                          Venite pure.
 Giacinta
 Ma dovrete sposarmi.
 Orazio
 Sì sì, vuo’ maritarmi,
1600finor la libertà mi ha rovinato,
 forse mi cangerò, cangiando stato.
 Giacinta
 Quando mi sposerete?
 Orazio
 Ora ancor, se volete.
 Giacinta
 Griffo, venite qua; ehi signor conte
1605favorisca ella pure.
 Del nostro matrimonio
 serviran tutti due per testimonio. (Si danno la mano)
 Lisaura
 Mi rallegro con voi. (A Giacinta)
 Giacinta
                                       Povera figlia
 mi dispiace vedervi
1610raminga e sfortunata.
 Lisaura
 No no, son maritata;
 il conte è mio marito
 ed ho avuto una pingue eredità.
 il Conte
 Io l’ho sposata per la nobiltà.
 Giacinta
1615Mi consolo davver.
 
 SCENA ULTIMA
 
 PROSPERO, LESBINA e detti
 
 Prospero
                                     Ladri, assassini,
 datemi i miei quattrini.
 Griffo
                                               Via, tacete.
 Ora padron voi siete
 del cotone acquistato;
 e l’avete passata a buon mercato.
 Prospero
1620Datemi almen la borsa.
 Griffo
                                             Eccola qui,
 non val dieci quattrini.
 Prospero
 Povera borsa! Poveri zecchini!
 Lesbina
 Prospero è mio consorte. (A Giacinta)
 Giacinta
 Orazio è sposo mio. (A Lesbina)
 Lesbina
1625Io son contenta.
 Giacinta
                                E son felice anch’io.
 Griffo
 Felici siano tutti
 quelli che in questa sera
 venuti sono ad onorar la fiera. (Al popolo)
 tutti
 
    Sì famoso è questo loco
1630che a supplir non basta poco
 all’antica maestà.
 
    Ma conosce a sufficienza
 l’uditor la differenza
 e il perdon ci donerà.
 
 Fine del dramma giocoso